ISTITUTO COMPRENSIVO DI GENZANO DI LUCANIA

Una coomunity di apprendimento centrata sui problemi della scuola.

Friday, December 15, 2006

PANORAMA

(26/10/2006)
Compiti a casa: famiglie sull’orlo di una crisi di nervi
Secondo le ultime ricerche svolte negli Stati Uniti, i compiti a casa, non servono a niente nelle scuole primarie e cominciano ad avere qualche effetto positivo dalle medie in su.
Ci sono insegnanti che i compiti non li danno, ma quasi clandestinamente, in disaccordo con i dirigenti scolastici. E famiglie tartassate che non osano criticare i metodi dei prof nel timore di ritorsioni in pagella.
<>. Ecco, nero su bianco, il via libera ai compiti, così come dettava il ministero della Pubblica istruzione nel 1964. Eppure, appena cinque anni dopo, già l’allora ministro Mario Ferrari Aggradi aveva ritenuto opportuno mettere un freno alle pagine di diario troppo cariche delle pretese degli insegnanti. <> concorrono alla <> scriveva in una circolare. Insomma, sosteneva il ministro, lasciate ai ragazzi il tempo di vivere lontano dai libri. Di più, la circolare si augurava che nei giorni di sabato e domenica figli e genitori se ne stessero in santa pace e infine disponeva:<>. La circolare è ancora in vigore, ma nel mondo della scuola pochi sembrano ricordarla.
Quello degli studenti è diventato il contratto di lavoro più vessatorio d’Italia. Passano in classe fino a 40 ore alla settimana e spesso viene chiesto loro di passare un’ora al giorno a fare compiti.
Non è pensabile che, dopo otto ore di scuola, debbano prendere ancora in mano i libri.
L’aspetto più grave è che, già dalle primarie, i compiti a casa rafforzano alcune differenze sociali: sono talmente difficili che richiedono la presenza dei genitori, ma non sempre le famiglie hanno il tempo e le competenze necessarie per affiancare i ragazzi nello studio.
L’Italia, infatti, ha un secco primato: con oltre dieci ore settimanali da dedicare ai compiti a casa.
Gli studi di psicologia cognitiva hanno dimostrato che se è necessario esercitare i meccanismi dell’apprendimento, per facilitare e stabilizzare il recupero delle conoscenze acquisite, superare un certo numero di ore di studio è inutile e rischioso. Ne può derivare infatti un apprendimento di breve durata, apparente, che affatica il sistema cognitivo e lo rende incapace di recepire nuove cose il giorno seguente. Non solo, la motivazione all’impegno e alla competenza rischia di affievolirsi, di lasciare posto al fare tanto per fare o, peggio ancora, al fare per paura delle conseguenze, non ultimi l’insuccesso stabile e la disistima.
Negli Stati Uniti i compiti, ora, hanno un tempo limite: non possono essere assegnati durante le vacanze e sono molto ridotti nei weekend.
In generale siamo arrivati alla conclusione che l’effetto controproducente si sviluppa quando i compiti superano le due ore di lavoro al giorno per gli studenti liceali e l’ora e mezzo per quelli delle scuole medie.
Gli studenti di prima elementare non dovrebbero passare più di 10 minuti al giorno a fare compiti, in seconda i minuti si raddoppiano e diventano 20, in terza 30 e così via. Se vedete che i vostri figli fanno molto di più, forse è il caso di chiedere un colloquio ai professori.

1 Comments:

  • At 1:18 AM , Anonymous Anonymous said...

    Per me i compiti a casa sono una cosa giusta, il senso del dovere un domani ci aiuterà molto ad affrontare qualsiasi lavoro.

     

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