Natale nelle regioni
In Italia sopravvivono molte tradizioni natalizie, molto amate dalla gente e si ripetono puntualmente ogni anno. Hanno origini diverse, ma tutte vogliono sottolineare l’importanza della festa.
In LOMBARDIA si racconta che Toni, un distratto garzone di pasticceria, mescolò due impasti diversi e ne uscì un dolce chiamato “pan di Toni”: il panettone tradizionale.


In EMILIA ROMAGNA la sera della vigilia è tradizione preparare i famosi” tortellini”, piatto tipico del giorno di Natale. Al suono delle campane che annunciano la Messa di Mezzanotte, la preparazione della pasta deve essere terminata affinché tutti possano partecipare alla Messa .

In SARDEGNA la Messa di mezzanotte si chiama “missa e puddo” cioè “Messa del gallo” perché termina al canto del gallo.
Le tradizioni natalizie a Forenza
Le tradizioni del mio paese non sono tanto diverse dagli altri. Infatti, dall’ otto dicembre, giorno dell’Immacolata, cominciano ad addobbare le finestre e i balconi delle case, le strade con luci bianche e colorate. I negozianti anche loro addobbano i loro negozi. Nell’aria si sentono i canti, i profumi che vengono dalle case, dove le mamme e le nonne preparano dolci buoni e antichi: u’cazoun (il calzone è un dolce ripieno di cioccolata, fichi, miele, mandorle, noci ,zucchero,uva frescae uva sultanina),; li crist (che sarebbero dei roselloni fatti di pasta frolla e miele); r’ casatell (dei fagottini ripieni con crema di castagne). La notte Santa si va in chiesa per vedere il presepe e partecipare alla S. Messa. Il giorno di Natale chi non è andato la sera a messa, va il mattino. All’uscita della chiesa tutti si scambiano gli auguri. Sono feste che si trascorrono insieme ai parenti e si gioca a tombola, a carte e al gioco dell’oca. A capodanno c’è chi va al veglione e chi invece resta a casa a festeggiare in famiglia l’arrivo del nuovo anno.
In LOMBARDIA si racconta che Toni, un distratto garzone di pasticceria, mescolò due impasti diversi e ne uscì un dolce chiamato “pan di Toni”: il panettone tradizionale.

In LAZIO pastori in costume “feferari” suonano le cornamuse e passano per le vie del centro dietro un carro che ospita una capanna con Maria , San Giuseppe e Gesù Bambino.
Nel MOLISE vive ancora l’usanza di tenere la porta di casa aperta e la tavola imbandita fino al ritorno dalle chiese, dopo aver partecipato alla Messa di Mezzanotte. Una leggenda, infatti , dice che la Madonna, san Giuseppe e il Bambinello hanno così modo di scaldarsi, di nutrirsi e di benedire la casa.

In EMILIA ROMAGNA la sera della vigilia è tradizione preparare i famosi” tortellini”, piatto tipico del giorno di Natale. Al suono delle campane che annunciano la Messa di Mezzanotte, la preparazione della pasta deve essere terminata affinché tutti possano partecipare alla Messa .

In ABRUZZO nelle campagne, alla vigilia di Natale, viene posto sopra il focolare “lu cocciu” cioè il ceppo da ardere. Il ceppo ha due significati simbolici: il fuoco è segno di vita e il legno che arde rappresenta le cose brutte che si vogliono dimenticare.
In SARDEGNA la Messa di mezzanotte si chiama “missa e puddo” cioè “Messa del gallo” perché termina al canto del gallo.

A Genzano, a Natale si addobbano i balconi con luci colorate per rendere le strade allegre e festose.
Nelle case si addobbano grandi alberi e bellissimi presepi.
La notte di Natale , quasi tutti partecipano alla Santa Messa per celebrare la nascita di Gesù Bambino. Il giorno di Natale è usanza riunirsi a casa di un familiare e mangiare tante cose buone, come i panettoni, le cioccolate e i pasticcini. I nonni, invece, con gioia ci preparano i dolci che loro mangiavano da bambini e che venivano preparati dalle loro mamme con le poche cose che avevano a loro disposizione., come il calzone che è una torta ripiena di uva, noci, cipolla e alici; le crespelle ricoperte di vino cotto e miele; le pettole ricoperte di zucchero. Ogni volta che il nonno ne assaggia uno, ricorda i suoi Natale da bambino e mi racconta di come lo attendesse con gioia, perché così avrebbe avuto dei vestiti nuovi, un albero di Natale addobbato con noci e mandarini e un bel piatto di pasta asciutta con un pezzo di carne.
4B

Nelle case si addobbano grandi alberi e bellissimi presepi.
La notte di Natale , quasi tutti partecipano alla Santa Messa per celebrare la nascita di Gesù Bambino. Il giorno di Natale è usanza riunirsi a casa di un familiare e mangiare tante cose buone, come i panettoni, le cioccolate e i pasticcini. I nonni, invece, con gioia ci preparano i dolci che loro mangiavano da bambini e che venivano preparati dalle loro mamme con le poche cose che avevano a loro disposizione., come il calzone che è una torta ripiena di uva, noci, cipolla e alici; le crespelle ricoperte di vino cotto e miele; le pettole ricoperte di zucchero. Ogni volta che il nonno ne assaggia uno, ricorda i suoi Natale da bambino e mi racconta di come lo attendesse con gioia, perché così avrebbe avuto dei vestiti nuovi, un albero di Natale addobbato con noci e mandarini e un bel piatto di pasta asciutta con un pezzo di carne.
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Le tradizioni natalizie a Forenza
Le tradizioni del mio paese non sono tanto diverse dagli altri. Infatti, dall’ otto dicembre, giorno dell’Immacolata, cominciano ad addobbare le finestre e i balconi delle case, le strade con luci bianche e colorate. I negozianti anche loro addobbano i loro negozi. Nell’aria si sentono i canti, i profumi che vengono dalle case, dove le mamme e le nonne preparano dolci buoni e antichi: u’cazoun (il calzone è un dolce ripieno di cioccolata, fichi, miele, mandorle, noci ,zucchero,uva frescae uva sultanina),; li crist (che sarebbero dei roselloni fatti di pasta frolla e miele); r’ casatell (dei fagottini ripieni con crema di castagne). La notte Santa si va in chiesa per vedere il presepe e partecipare alla S. Messa. Il giorno di Natale chi non è andato la sera a messa, va il mattino. All’uscita della chiesa tutti si scambiano gli auguri. Sono feste che si trascorrono insieme ai parenti e si gioca a tombola, a carte e al gioco dell’oca. A capodanno c’è chi va al veglione e chi invece resta a casa a festeggiare in famiglia l’arrivo del nuovo anno.
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