ISTITUTO COMPRENSIVO DI GENZANO DI LUCANIA

Una coomunity di apprendimento centrata sui problemi della scuola.

Tuesday, December 26, 2006

SE FOSSI…UN PASTORE, UN RE MAGIO OPPURE IL RE ERODE CHE COSA PENSERESTI DELLA NASCITA DI GESU’



Sono Baldassarre , un re Magio, che scrutando le stelle , ne vidi una particolarmente luminosa , che mi invitava a seguirla. Subito ho preso uno dei miei cammelli e gli sono salito in groppa prendendo uno scrigno contenente incenso, perché penso che se una stella luminosa mi mostra un cammino, mi condurrà a qualcosa di importante. Che tristezza! Non vedo più la stalla e così mi accingo ad andare dal re Erode per chiedergli informazioni. Ma eccola riapparire! Ormai mi trovo già nel palazzo e penso che la cometa attenderà. Erode mi chiede:”Allora deve nascere un nuovo re che disgra….volevo dire al tuo ritorno mi potresti indicare la strada per arrivare da Lui? Così che io possa adorarlo? Io accettai e così uscii dal palazzo. Continuai a seguire la cometa, che mi portò in una mangiatoia . Ecco! Era un segno divino ciò, che la cometa mi voleva indicare . Un bambino così tranquillo giaceva avvolto in fasce su un poco di paglia tra una donna e un uomo . Ammaliato da tanto splendore mi inchinai e gli donai l’incenso. Però un angelo mi apparve in sogno e mi disse di non tornare da Erode.
classe 4A

Io immagino di essere un pastore . Il mio è un lavoro faticoso perché devo tenere a bada le pecore. Ogni mattina vado in cima alla colina a pascolare . Sono arrivato a Gerusalemme e di lì mi dirigo verso Betlemme per il censimento. La città è in fermento tutti si affannano a portare un dono al Bambino Gesù . Arriva il mio turno, gli porgo un po’ di lana per fargli una coperta , un bicchiere di latte e un pezzo di formaggio . Anche se tutti mi dicono che i pastori sono insignificanti io mi piaccio così come sono perché ho fatto una cosa buona : portare un dono a Gesù.

Joseph
Sono il re Erode , che rabbia , ho paura di perdere il mio trono, lo devo uccidere a tutti i costi . Mi è venuta un’idea farò una strage e tra i tanti bambini che saranno morti ci sarà sicuramente anche Gesù. Finalmente la mia corona e il mio trono sono al sicuro.

Sono un pastore molto umile e povero. Tutte le sere rivolgo una preghiera al Signore, sperando che faccia qualcosa per migliorare la mia discreta vita. Oggi, come tutti i giorni, stò tornando a casa e mi accorgo che un astro luminoso si è fermato su una capanna. Anche degli angeli mi hanno detto di andare a vedere lì, perché c’è un bambino avvolto in fasce … sarà meglio che porti un dono e vada a vedere.

Dario

Friday, December 15, 2006



Giornata Telethon

Quest’anno noi alunni della 4 C insieme alle classi quinte, abbiamo aderito al Progetto Telethon Yong, promosso dal COMITATO TELETHON FONDAZIONE ONLUS sotto l’egida del MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE.
Con quest’importante iniziativa si vuole informare e sensibilizzare i ragazzi sul grande impegno di Telethon nella ricerca scientifica sulle malattie genetiche.
Tempo fa abbiamo ricevuto del materiale didattico e ludico da Telethon: un videocassetta, schede, opuscoletti, manifesti, salvadanai in cartoncini, palloncini colorati, gomme per cancellare, tutti con il logo dell’Associazione.
A scuola abbiamo visto la videocassetta che ci ha fatto conoscere questa Associazione, la sua missione e che cosa sono le malattie genetiche.
Telethon, già esistente dal 1966 in A,erica e dal 1987 in Francia, è nata in Italia nel 1990. Da allora ogni anno si susseguono le maratone televisive per la raccolta di fondi da destinare alla ricerca scientifica sulle malattie genetiche. L’ideatore dell’iniziativa fu l’attore comico americano Jerry Lewis. La sigla Telethon deriva da TELEVISION MARATHON.
L’ASSOCIAZIONE RACCOGLIE FONDI affinché validi ricercatori possano studiare le cause di tante malattie e cercare possibili cure. Le malattie genetiche (che si hanno cioè fin dalla nascita) sono oltre 6000 e sono causate da alterazioni nel DNA di un individuo. Possono essere acquisite o ereditarie. Alcune malattie più note sono la distrofia muscolare, il favismo, la sordità ereditaria, la sindrome di Down.
I progressi raggiunti, grazie ai fondi raccolti, sono tanti, ma occorre ancora tantissimo tempo e ulteriori finanziamenti per la ricerca affinché molte di queste malattie vengano sconfitte o curate.

In che modo abbiamo aderito
al Progetto Telethon Yong
Dopo aver avuto tutte queste informazioni, abbiamo pensato di fare qualcosa di concreto per aiutare anche noi la ricerca scientifica.
Le maestre, con il sostegno e la partecipazione delle nostre famiglie, hanno organizzato una vendita di dolciumi che si è svolta venerdì 8 dicembre in un locale di Corso Vittorio Emanuele.
Si sono venduti pasticcini, torte, ciambelle e anche dei cartoncini e piccoli addobbi natalizi fatti
da noi bambini in classe.
E’stataunavera gara di solidarietà e alla fine della giornata abbiamo raccolto € 700.
Noi siamo molto soddisfatti e pensiamo di aderire ad altre iniziative del genere perché vogliamo aiutare tanti bambini nati meno fortunati di noi.
Scuola primaria di Genzano di Lucania classe 4 C

PANORAMA

(26/10/2006)
Compiti a casa: famiglie sull’orlo di una crisi di nervi
Secondo le ultime ricerche svolte negli Stati Uniti, i compiti a casa, non servono a niente nelle scuole primarie e cominciano ad avere qualche effetto positivo dalle medie in su.
Ci sono insegnanti che i compiti non li danno, ma quasi clandestinamente, in disaccordo con i dirigenti scolastici. E famiglie tartassate che non osano criticare i metodi dei prof nel timore di ritorsioni in pagella.
<>. Ecco, nero su bianco, il via libera ai compiti, così come dettava il ministero della Pubblica istruzione nel 1964. Eppure, appena cinque anni dopo, già l’allora ministro Mario Ferrari Aggradi aveva ritenuto opportuno mettere un freno alle pagine di diario troppo cariche delle pretese degli insegnanti. <> concorrono alla <> scriveva in una circolare. Insomma, sosteneva il ministro, lasciate ai ragazzi il tempo di vivere lontano dai libri. Di più, la circolare si augurava che nei giorni di sabato e domenica figli e genitori se ne stessero in santa pace e infine disponeva:<>. La circolare è ancora in vigore, ma nel mondo della scuola pochi sembrano ricordarla.
Quello degli studenti è diventato il contratto di lavoro più vessatorio d’Italia. Passano in classe fino a 40 ore alla settimana e spesso viene chiesto loro di passare un’ora al giorno a fare compiti.
Non è pensabile che, dopo otto ore di scuola, debbano prendere ancora in mano i libri.
L’aspetto più grave è che, già dalle primarie, i compiti a casa rafforzano alcune differenze sociali: sono talmente difficili che richiedono la presenza dei genitori, ma non sempre le famiglie hanno il tempo e le competenze necessarie per affiancare i ragazzi nello studio.
L’Italia, infatti, ha un secco primato: con oltre dieci ore settimanali da dedicare ai compiti a casa.
Gli studi di psicologia cognitiva hanno dimostrato che se è necessario esercitare i meccanismi dell’apprendimento, per facilitare e stabilizzare il recupero delle conoscenze acquisite, superare un certo numero di ore di studio è inutile e rischioso. Ne può derivare infatti un apprendimento di breve durata, apparente, che affatica il sistema cognitivo e lo rende incapace di recepire nuove cose il giorno seguente. Non solo, la motivazione all’impegno e alla competenza rischia di affievolirsi, di lasciare posto al fare tanto per fare o, peggio ancora, al fare per paura delle conseguenze, non ultimi l’insuccesso stabile e la disistima.
Negli Stati Uniti i compiti, ora, hanno un tempo limite: non possono essere assegnati durante le vacanze e sono molto ridotti nei weekend.
In generale siamo arrivati alla conclusione che l’effetto controproducente si sviluppa quando i compiti superano le due ore di lavoro al giorno per gli studenti liceali e l’ora e mezzo per quelli delle scuole medie.
Gli studenti di prima elementare non dovrebbero passare più di 10 minuti al giorno a fare compiti, in seconda i minuti si raddoppiano e diventano 20, in terza 30 e così via. Se vedete che i vostri figli fanno molto di più, forse è il caso di chiedere un colloquio ai professori.