La celebrazione della Pasqua oggi
La Pasqua cristiana, come viene festeggiata in Italia, è preceduta da un periodo di penitenza: si tratta della Quaresima, che dura 40 giorni e va dal mercoledì delle Ceneri al Sabato Santo, cioè il sabato prima di Pasqua.
Durante la Settimana Santa nei paesi cattolici si svolgono diversi riti che rievocano la Passione di Cristo: si benedicono le case, si consuma l'agnello pasquale, si distribuiscono uova e dolci a forma di colomba.
L'uovo di Pasqua nella storia

Durante la Settimana Santa nei paesi cattolici si svolgono diversi riti che rievocano la Passione di Cristo: si benedicono le case, si consuma l'agnello pasquale, si distribuiscono uova e dolci a forma di colomba.
Un rito molto diffuso in Spagna e in diverse città italiane è quello della "Processione del Cristo Morto", che si svolge di solito il Venerdì Santo.
In molti paesi e anche a Genzano, si effettuano due processioni in contemporanea: una con il Cristo morto, l'altra con la Vergine Addolorata.
In molti paesi e anche a Genzano, si effettuano due processioni in contemporanea: una con il Cristo morto, l'altra con la Vergine Addolorata.
La festa di Pasqua
La festa di Pasqua, oltre alle radicate motivazioni religiose, è legata al primo risvegliarsi della natura.
Fin da origini lontanissime, adirittura pre-cristiane l'evento ha risonanze agresti e nasce come motivo di ringraziamento e di offerta delle primizie del campo e dell'orto.
Oggi, come allora, in molti paesi europei troviamo sulle tavole le spighe di grano tramutate in pane, le erbe, le uova e l'agnello.
Simboli caratteristici delle due religioni monoteiste per eccellenza: quella Cristiana e quella Ebraica.Da 3000 anni gli Ebrei e da 2000 i Cristiani celebrano due feste diverse, che si chiamano con lo stesso nome, e prevedono il consumo degli stessi cibi, sebbene con finalità diversissime.
Vediamo perché. L'agnello, per esempio è un obbligo religioso, da sempre.
La Pasqua cristiana deriva da quella ebraica, Pesah, che vuol dire passare oltre.
Per gli Ebrei, Pesah, significa l'uscita dall'Egitto. La loro Pasqua dura otto giorni, durante i quali ogni famiglia mangia agnello con erbe amare dopo avere cosparso con il suo sangue gli stipiti della porta di casa, a ricordo del gesto che aveva significato la salvezza dei loro primogeniti.
Anche i cristiani mangiano agnello, sebbene questo abbia un significato diverso: esso rappresenta il corpo innocente di Gesù crocifisso.
Gli Ebrei mangiano pane azzimo (non lievitato) e erbe amare (sempre in ricordo della fuga dall'Egitto).
Al pane e alle erbe amare si ispira anche la tradizione cattolica con le torte salate e le torte di verdura.
La più sontuosa era ed è ancora oggi la torta Pasqualina, di origine genovese. Una volta veniva fatta con 33 strati di sfoglia, uno per ogni anno di vita di Cristo.
La festa di Pasqua, oltre alle radicate motivazioni religiose, è legata al primo risvegliarsi della natura.
Fin da origini lontanissime, adirittura pre-cristiane l'evento ha risonanze agresti e nasce come motivo di ringraziamento e di offerta delle primizie del campo e dell'orto.
Oggi, come allora, in molti paesi europei troviamo sulle tavole le spighe di grano tramutate in pane, le erbe, le uova e l'agnello.
Simboli caratteristici delle due religioni monoteiste per eccellenza: quella Cristiana e quella Ebraica.Da 3000 anni gli Ebrei e da 2000 i Cristiani celebrano due feste diverse, che si chiamano con lo stesso nome, e prevedono il consumo degli stessi cibi, sebbene con finalità diversissime.
Vediamo perché. L'agnello, per esempio è un obbligo religioso, da sempre.
La Pasqua cristiana deriva da quella ebraica, Pesah, che vuol dire passare oltre.
Per gli Ebrei, Pesah, significa l'uscita dall'Egitto. La loro Pasqua dura otto giorni, durante i quali ogni famiglia mangia agnello con erbe amare dopo avere cosparso con il suo sangue gli stipiti della porta di casa, a ricordo del gesto che aveva significato la salvezza dei loro primogeniti.
Anche i cristiani mangiano agnello, sebbene questo abbia un significato diverso: esso rappresenta il corpo innocente di Gesù crocifisso.
Gli Ebrei mangiano pane azzimo (non lievitato) e erbe amare (sempre in ricordo della fuga dall'Egitto).
Al pane e alle erbe amare si ispira anche la tradizione cattolica con le torte salate e le torte di verdura.
La più sontuosa era ed è ancora oggi la torta Pasqualina, di origine genovese. Una volta veniva fatta con 33 strati di sfoglia, uno per ogni anno di vita di Cristo.
L'uovo di Pasqua nella storia
L'uovo rappresenta la Pasqua nel mondo intero e come simbolo ha subito ogni genere di manipolazione estetica: è stato dipinto, intagliato, ricoperto; la sua forma è stata riprodotta con elementi diversi: da quelli commestibili come il cioccolato e lo zucchero, a quelli più duraturi come la terracotta o la carta pesta.
Ma mentre le uova di cartone o di cioccolato sono di origine recente, quelle vere, colorate o dorate hanno un'origine che pesca nel lontano passato.
Le uova, infatti, forse anche per la loro forma e sostanza molto particolare, hanno sempre rivestito un ruolo unico, quello del simbolo della vita in sé, ma anche del mistero, quasi della sacralità.
Già al tempo del paganesimo in alcune credenze il Cielo e la terra erano ritenuti due metà dello stesso uovo, e le uova erano il simbolo del ritorno della vita.
Gli uccelli infatti si preparavano il nido d'amore e lo riempivano di uova: a q
uel punto tutti sapevano che l'inverno ed il freddo erano ormai passati.
I Greci, i Cinesi ed i Persiani se li scambiavano come dono per le feste Primaverili, così come nell'antico Egitto le uova decorate erano scambiate all'equinozio di primavera, data di inizio del "nuovo anno", quando ancora l'anno si basava sulle stagioni. L'uovo era visto come simbolo di fertilità e quasi magia, a causa dell'allora inspiegabile nascita di un essere vivente da un oggetto così particolare.
E le uova venivano pertanto considerate oggetti dai poteri speciali, ed erano interrate sotto le fondamenta degli edifici per tenere lontano il male, portate in grembo dalle donne in stato interessante per scoprire il sesso del nascituro e le spose vi passavano sopra prima di entrare nella loro nuova casa.
Le uova, associate alla primavera per secoli, con l'avvento del Cristianesimo divennero simbolo della rinascita non della natura ma dell'uomo stesso, della resurrezione del Cristo: come un pulcino esce dell'uovo, oggetto a prima vista inerte, Cristo uscì vivo dalla sua tomba.
Nella simbologia, le uova colorate con colori brillanti rappresentano i colori della primavera e la luce del sole.
Quelle colorate di rosso scuro sono invece simbolo del sangue del Cristo. Anche nel Medioevo le uova venivano donate, insieme ad altri oggetti, a bambini e servitù per festeggiare il giorno della Resurrezione.
L'usanza di donare uova decorate con elementi preziosi va molto indietro nel tempo e già nei libri contabili di Edoardo I di Inghilterra risulta segnata una spesa di 18p. per 450 uova rivestite d'oro e decorate da donare come regalo di Pasqua. Ma le uova più famose furono indubbiamente quelle di un maestro orafo, Peter Carl Fabergè, che nel 1883 ricevette dallo zar Alessandro, la commissione per la creazione di un dono speciale per la zarina Maria.
Il primo Fabergé, fu un uovo di platino smaltato bianco che si apriva per rivelare un uovo d'oro che, a sua volta conteneva un piccolo pulcino d'oro ed una miniatura della corona imperiale.
Gli zar ne furono così entusiasti che ordinarono a Fabergé di preparare tutta una serie di uova da donare tutti gli anni.
E la tradizione continuò anche con lo zar Nicola II, figlio di Alessandro, fino ad un totale di 57 uova.
Ma mentre le uova di cartone o di cioccolato sono di origine recente, quelle vere, colorate o dorate hanno un'origine che pesca nel lontano passato.
Le uova, infatti, forse anche per la loro forma e sostanza molto particolare, hanno sempre rivestito un ruolo unico, quello del simbolo della vita in sé, ma anche del mistero, quasi della sacralità.
Già al tempo del paganesimo in alcune credenze il Cielo e la terra erano ritenuti due metà dello stesso uovo, e le uova erano il simbolo del ritorno della vita.
Gli uccelli infatti si preparavano il nido d'amore e lo riempivano di uova: a q

I Greci, i Cinesi ed i Persiani se li scambiavano come dono per le feste Primaverili, così come nell'antico Egitto le uova decorate erano scambiate all'equinozio di primavera, data di inizio del "nuovo anno", quando ancora l'anno si basava sulle stagioni. L'uovo era visto come simbolo di fertilità e quasi magia, a causa dell'allora inspiegabile nascita di un essere vivente da un oggetto così particolare.
E le uova venivano pertanto considerate oggetti dai poteri speciali, ed erano interrate sotto le fondamenta degli edifici per tenere lontano il male, portate in grembo dalle donne in stato interessante per scoprire il sesso del nascituro e le spose vi passavano sopra prima di entrare nella loro nuova casa.
Le uova, associate alla primavera per secoli, con l'avvento del Cristianesimo divennero simbolo della rinascita non della natura ma dell'uomo stesso, della resurrezione del Cristo: come un pulcino esce dell'uovo, oggetto a prima vista inerte, Cristo uscì vivo dalla sua tomba.
Nella simbologia, le uova colorate con colori brillanti rappresentano i colori della primavera e la luce del sole.
Quelle colorate di rosso scuro sono invece simbolo del sangue del Cristo. Anche nel Medioevo le uova venivano donate, insieme ad altri oggetti, a bambini e servitù per festeggiare il giorno della Resurrezione.

L'usanza di donare uova decorate con elementi preziosi va molto indietro nel tempo e già nei libri contabili di Edoardo I di Inghilterra risulta segnata una spesa di 18p. per 450 uova rivestite d'oro e decorate da donare come regalo di Pasqua. Ma le uova più famose furono indubbiamente quelle di un maestro orafo, Peter Carl Fabergè, che nel 1883 ricevette dallo zar Alessandro, la commissione per la creazione di un dono speciale per la zarina Maria.
Il primo Fabergé, fu un uovo di platino smaltato bianco che si apriva per rivelare un uovo d'oro che, a sua volta conteneva un piccolo pulcino d'oro ed una miniatura della corona imperiale.
Gli zar ne furono così entusiasti che ordinarono a Fabergé di preparare tutta una serie di uova da donare tutti gli anni.
E la tradizione continuò anche con lo zar Nicola II, figlio di Alessandro, fino ad un totale di 57 uova.

Particolare della processione del venerdì santo ad Acerenza
Gruppo Editing
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