Giovedì pomeriggio Chieppa si è esibito ad Acerenza a scopo di beneficenza

Nel pomeriggio di giovedì, ultimo giorno di esposizione presso il Museo Diocesano della collezione “La danza della vita”, Francesco Chieppa, circondato dalle sue stesse opere e da un pubblico estasiato, ha dato un’ulteriore prova della sua forza pittorica istintiva.
La tela bianca che lo attendeva era di ragguardevoli dimensioni: due metri per uno e sessanta. Lui – dopo un’accurata presentazione di don Gaetano Corbo e di Angela Menchise – è arrivato serio e concentrato, testa bassa, occhiali scuri, solo con sé stesso, e pronto a riversare su quell’enorme spazio vuoto, con i soli colori e le mani nude, l’abbozzo di idea partorito nel proprio spazio mentale.
Ha preso a guardarlo e ad accarezzato, il bianco ‘terreno’ del suo lavoro; quindi è partita una musica, decisa e dura come le tinte che gli sono congeniali; ed allo stesso ritmo di quella, ghirigori sinuosi di pigmenti, ottenuti spremendo direttamente i tubetti, hanno cominciato ad invadere la tela. Fucsia, rosso, bianco: un tramonto di savana ha preso forma, spalmato con frenesia a dita unite; poi azzurro intenso per le montagne lontane; giallo, verde, marrone, più sotto; finché anche quattro fenicotteri assolati si sono animati, sulla riva di uno stagno; ed infine, la mano è tornata a delineare una cima innevata che osserva il tutto dall’alto: quella del Kilimangiaro.
Appena tre quarti d’ora per far arrivare non solo i colori, ma quasi anche gli odori e i suoni, di un pezzo di lontana africa nella sala acheruntina. “Si dice che sia la terra-madre dell’umanità, questo continente dimenticato dalle società tecnologicamente emancipate”, ha tenuto a precisare l’artista a conclusione della performance. “Io ci sono stato e l’ho amata; e stasera – ha continu
ato – una motivazione forte mi ha spinto a rivisitarla con la memoria per offrirla a tutti voi”.
La motivazione cui il maestro espressionista ha fatto menzione ha a che fare con un piccolo villaggio della Guinea-Bissau, gemellato con Acerenza grazie ad una missione cattolica ivi insediata ormai da decenni grazie al sacrificio di Padre Antonio Grillo e di tante altre persone. Si sta cercando di costruire una scuola, a Bafatà, ma di soldi ne servono ancora tanti. E Chieppa ha deciso di esibirsi affinché il ricavato della vendita del quadro venga devoluto in tal senso.
“Ora – ha concluso il Vescovo Giovanni Ricchiuti – attendiamo che qualcuno si faccia avanti ed offra la sua solidarietà in cambio di una così pregevole opera, venuta fuori in un incontro intriso di spiritualità e caratterizzato dalla contemplazione di un atto creativo che, in quanto tale, sa di divino”.
La tela bianca che lo attendeva era di ragguardevoli dimensioni: due metri per uno e sessanta. Lui – dopo un’accurata presentazione di don Gaetano Corbo e di Angela Menchise – è arrivato serio e concentrato, testa bassa, occhiali scuri, solo con sé stesso, e pronto a riversare su quell’enorme spazio vuoto, con i soli colori e le mani nude, l’abbozzo di idea partorito nel proprio spazio mentale.

Ha preso a guardarlo e ad accarezzato, il bianco ‘terreno’ del suo lavoro; quindi è partita una musica, decisa e dura come le tinte che gli sono congeniali; ed allo stesso ritmo di quella, ghirigori sinuosi di pigmenti, ottenuti spremendo direttamente i tubetti, hanno cominciato ad invadere la tela. Fucsia, rosso, bianco: un tramonto di savana ha preso forma, spalmato con frenesia a dita unite; poi azzurro intenso per le montagne lontane; giallo, verde, marrone, più sotto; finché anche quattro fenicotteri assolati si sono animati, sulla riva di uno stagno; ed infine, la mano è tornata a delineare una cima innevata che osserva il tutto dall’alto: quella del Kilimangiaro.
Appena tre quarti d’ora per far arrivare non solo i colori, ma quasi anche gli odori e i suoni, di un pezzo di lontana africa nella sala acheruntina. “Si dice che sia la terra-madre dell’umanità, questo continente dimenticato dalle società tecnologicamente emancipate”, ha tenuto a precisare l’artista a conclusione della performance. “Io ci sono stato e l’ho amata; e stasera – ha continu

La motivazione cui il maestro espressionista ha fatto menzione ha a che fare con un piccolo villaggio della Guinea-Bissau, gemellato con Acerenza grazie ad una missione cattolica ivi insediata ormai da decenni grazie al sacrificio di Padre Antonio Grillo e di tante altre persone. Si sta cercando di costruire una scuola, a Bafatà, ma di soldi ne servono ancora tanti. E Chieppa ha deciso di esibirsi affinché il ricavato della vendita del quadro venga devoluto in tal senso.
“Ora – ha concluso il Vescovo Giovanni Ricchiuti – attendiamo che qualcuno si faccia avanti ed offra la sua solidarietà in cambio di una così pregevole opera, venuta fuori in un incontro intriso di spiritualità e caratterizzato dalla contemplazione di un atto creativo che, in quanto tale, sa di divino”.

Intanto, i ragazzi dell’ Istituto Comprensivo di Genzano e Banzi, nei giorni scorsi, dopo aver visitato la mostra hanno messo da parte oltre 300 euro e li hanno consegnati al Vescovo, affinché siano aggiunti alla somma che verrà fuori dall’asta (prezzo base, 4mila euro) tutt’ora in corso. Il loro è stato un piccolo lodevole esempio di solidarietà umana che si spera venga imitato.

Gianrocco Guerriero
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