IL CARNEVALE HA SEMPRE ISPIRATO CANZONI E POESIE, FIN DAI TEMPI ANTICHI...
“Quarantàn vocca tort
chè fai’ vecin’ a sta port?
-aspètt la Pasquarédd
ca m’ hav’ annùc’ la recuttèdd-
Quaranàn’ fila capézz,
vai’ a la grott e s’ vèv’ n’ stézz;
s’ vév’ na stézz d’ mir’ bbùn’,
vai’ a la cas’ e l’scoppi’ nu trùn.

(disegni diFlavia e Marianna)
chè fai’ vecin’ a sta port?
-aspètt la Pasquarédd
ca m’ hav’ annùc’ la recuttèdd-
Quaranàn’ fila capézz,
vai’ a la grott e s’ vèv’ n’ stézz;

s’ vév’ na stézz d’ mir’ bbùn’,
vai’ a la cas’ e l’scoppi’ nu trùn.

(disegni diFlavia e Marianna)
Quarantana bocca storta, che fai vicino a sta porta?
-Aspetto la Pasquetta, che mi deve portare la ricottella.
Quarantana sfilaccia capecchio (stoffa), va alla cantina e si beve un goccetto;
si beve un goccetto di vino buono, ritorna
a casa e schiatta di colpo.
Affaccàtev’,donn bbèll,
ca mò pass pulcenèll;
pulcenèll ià passàt
e non vedìt i masc’aràt.
Affacciàtev’, donn zit’,
ca mò pass Federìch.
Affacciatevi, donne belle, chè mo passa Pulcinella;
Pulcinella è passato e non vedete i mascherati.
Affacciatevi, donne zite, chè mo passa Federico.
Federico Calzaretta da Genzano, promotore e organizzatore della sfilata carnevalesca.
Al canto è legato il ricordo di un episodio tragicomico di rivalità tra Genzanesi e Banzesi.
Era quasi la fine del secolo scorso, Federico Calzaretta organizzò una riuscitissima manifestazione carnevalesca la quale suscitò tanto entusiasmo a Genzano che i protagonisti vollero ripeterla anche nella vicina Banzi.
Anche qui la sfilata dei carri ottenne grande successo. Però sul punto di far ritorno a Genzano, avvenne l’imprevedibile. Presi dall’euforia, i “mascherati” cominciarono a scandire l’ultimo distico del canto; fatto questo che provocò l’indignazione dei banzesi, i quali sentendosi offesi nell’onore e, per giunta in casa propria, si avventarono contro i mascherati, provocando gravi tafferugli. I genzanesi vollero vendicarsi. Alcuni giorni dopo, “sotto l’arco della Beccaria” (antica porta d’ingresso a Genzano che introduce l’accesso al vallone “Michele” e al tratturo che mena a Banzi) aggredirono un gruppo di banzesi, venuti a Genzano per delle compere. Nella rissa, i genzanesi, oltre a darne di santa ragione ai malcapitati ospiti, tagliarono la coda e le orecchie al loro asino. In questo frangente i banzesi smarrirono un mantello, poi trovato per caso da Francesco Anobile, soprannominato “Cecch’ femmenìdd” mentre si recava alla cantina, sita a ridosso del Vallone Michele. Mantello che doveva costargli caro. Perché, molto tempo dopo, l’Anobile, di ritorno dalla cantina, imbacuccato nel mantello, fu fatto segno di una fitta sassaiola da parte di alcuni suoi compaesani, che lo avevano scambiato per un… banzese, proprio per quel mantello. Scoperto l’errore, tutto finì in allegre risate.
GRUPPO EDITING
-Aspetto la Pasquetta, che mi deve portare la ricottella.
Quarantana sfilaccia capecchio (stoffa), va alla cantina e si beve un goccetto;
si beve un goccetto di vino buono, ritorna
a casa e schiatta di colpo.
Affaccàtev’,donn bbèll,
ca mò pass pulcenèll;
pulcenèll ià passàt
e non vedìt i masc’aràt.
Affacciàtev’, donn zit’,
ca mò pass Federìch.
Affacciatevi, donne belle, chè mo passa Pulcinella;
Pulcinella è passato e non vedete i mascherati.
Affacciatevi, donne zite, chè mo passa Federico.
Federico Calzaretta da Genzano, promotore e organizzatore della sfilata carnevalesca.
Al canto è legato il ricordo di un episodio tragicomico di rivalità tra Genzanesi e Banzesi.
Era quasi la fine del secolo scorso, Federico Calzaretta organizzò una riuscitissima manifestazione carnevalesca la quale suscitò tanto entusiasmo a Genzano che i protagonisti vollero ripeterla anche nella vicina Banzi.
Anche qui la sfilata dei carri ottenne grande successo. Però sul punto di far ritorno a Genzano, avvenne l’imprevedibile. Presi dall’euforia, i “mascherati” cominciarono a scandire l’ultimo distico del canto; fatto questo che provocò l’indignazione dei banzesi, i quali sentendosi offesi nell’onore e, per giunta in casa propria, si avventarono contro i mascherati, provocando gravi tafferugli. I genzanesi vollero vendicarsi. Alcuni giorni dopo, “sotto l’arco della Beccaria” (antica porta d’ingresso a Genzano che introduce l’accesso al vallone “Michele” e al tratturo che mena a Banzi) aggredirono un gruppo di banzesi, venuti a Genzano per delle compere. Nella rissa, i genzanesi, oltre a darne di santa ragione ai malcapitati ospiti, tagliarono la coda e le orecchie al loro asino. In questo frangente i banzesi smarrirono un mantello, poi trovato per caso da Francesco Anobile, soprannominato “Cecch’ femmenìdd” mentre si recava alla cantina, sita a ridosso del Vallone Michele. Mantello che doveva costargli caro. Perché, molto tempo dopo, l’Anobile, di ritorno dalla cantina, imbacuccato nel mantello, fu fatto segno di una fitta sassaiola da parte di alcuni suoi compaesani, che lo avevano scambiato per un… banzese, proprio per quel mantello. Scoperto l’errore, tutto finì in allegre risate.
GRUPPO EDITING
0 Comments:
Post a Comment
Subscribe to Post Comments [Atom]
<< Home