ISTITUTO COMPRENSIVO DI GENZANO DI LUCANIA

Una coomunity di apprendimento centrata sui problemi della scuola.

Sunday, February 25, 2007

U’ Carneval a Jnzane







Il Carnevale genzanese ha inizio con la festa di Sant’Antonio Abate, protettore del paese. Anticamente era un periodo in cui il popolo genzanese rompeva la nomale quotidianità e si lasciava andare a svaghi e divertimenti, burle e baldorie ai quali durante l’anno non pensava nemmeno. Gli svaghi erano limitati al ballo, soprattutto la tarantella che veniva ballata nelle case, “ent a là strettl” (nel vicolo) ed ovunque era possibile. Si usavano travestimenti semplici, alla buona, quelli che le possibilità economiche del tempo permettevano. Si realizzavano scambi di abiti uomo-donna, abiti religiosi, vecchie divise militari cuciti con mezzi di fortuna. Era anche il periodo dello scialo, per mangiare e bere, anche se il tutto si limitava alle provviste caserecce: sauzezz, tutti i derivati della carne di maiale, frittelle di “lampascioni” e gustosi biscotti alle uova. Era il periodo dei “maccarun a’ ferrett” (pasta fatta in casa), che andava gustata condita con “u’rraù fatt’ c’ tott’ i spicilarie d’u purc’” (ragù fatto con tutte le specialità del maiale). I ragazzi si costruivano “u cupa-cupa”, uno strumento rudimentale ricavato da una pentola la cui apertura era chiusa da una pezza tesa come un tamburo, con dentro un bastoncello di legno che emetteva un suono basso e tremolante. La sera, rivestiti di stracci, di vecchie e grandi giacche, appartenenti a persone adulte, i giovani giravano per le strade, infilandosi di tanto in tanto, in qualche casa cantando la seguente filastrocca:
“cupa, cupa, cup…
U nas fac’ la stezz,
damm’nu cap d sauzezz;
s’m’e’ haia dà
dammell ch’ tutt la mazz,
ca ng’ei u cumpagn
ca m’ port u pezz”.
Quando la porta si apriva c’era un capo di “sauzezz” per i più grandi e mandorle e fichi per i più piccoli. Un’altra filastrocca tipica del periodo carnevalesco era:
“Carnval mie, chien d’uglie,staser maccarun e craie foglie” (Carnevale mio, pienoni olio, cioè grasso, questa sera si mangiano i maccheroni e domani verdura) e stava ad indicare che dopo il periodo di abbuffate del carnevale, veniva quello di astinenza e magro della Quaresima. La fine di questo periodo era segnata nel giorno di martedì grasso, dal passaggio per le vie del paese di un carro trainato da un asino, su cui avevano preso posto un fantoccio rappresentante il carnevale, morto a causa del gran mangiare e bere e la Quarantana, la sua povera moglie, disperata, non tanto per la morte del marito, quanto per i debiti che le aveva lasciato in eredità.
Non mancava sul carro una buona scorta di vino, che serviva all’inconsolabile vedova per aumentare i suoi pianti. Nel giorno delle Ceneri, agli angoli di molte strade, compariva la “quarantana”, un fantoccio vestito a lutto che simboleggiava il periodo della Quaresima.
5 A

2 Comments:

  • At 4:22 AM , Anonymous Anonymous said...

    popopooooooooooooooooopopopopoooooooooooppppppppppppppppooooooooooooooo

     
  • At 12:31 PM , Anonymous Anonymous said...

    bello il disegno e
    lo ha fatto antonella

     

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