ISTITUTO COMPRENSIVO DI GENZANO DI LUCANIA

Una coomunity di apprendimento centrata sui problemi della scuola.

Sunday, February 25, 2007

LA LEGGENDA DEI CONFETTI DI CARNEVALE



C’erano una volta tanto tempo fa, due bambini che abitavano a Fantasticonia.
Il giorno di Carnevale, erano molto tristi, perché sapevano che si sarebbe tenuta una festa in maschera all’aperto, ma loro non avevano il vestito. Poco dopo, vollero comunque assistere alla festa, nascosti dietro un cespuglio di rose. Ad un tratto, il mago Cattivon, gli fece un incantesimo e i bambini si ritrovarono in un tetro castello. Uscirono da quel posto e videro che fuori era tutto buio. All’improvviso, sentirono una voce che li chiamava: era l’acerrimo nemico di Cattivon, il mago Bontà. Lo chiuse nel castello e portò i bambini a Fantasticonia, dove stava grandinando. Fece un incantesimo alla grandine, e la trasformò in confetti colorati e profumati, che toccando i miseri vestiti dei bambini, li colorarono meravigliosamente, così anch’essi poterono partecipare alla sfilata. E da aloora ci sono i confetti di Carnevale.
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L’EFFETTO DELLA PUBBLICITA’


Vuoi mettere fine alla tua fame?
Mangia una fetta di mortadella “Montana”.

Pulcinella, come al suo solito, è sempre affamato. Mangia, mangia ma non si sazia e, allora, l’unica consolazione è quella di guardare la T.V.
Ad un tratto, rimane come incantato da questo spot: Vuoi mettere fine alla tua fame? Mangia una fetta di mortadella “Montana”.
Finalmente il sogno di Pulcinella si era avverato!
Subito corse dal salumiere e acquistò la miracolosa mortadella. Appena arrivò a casa, la divorò in un sol boccone e in pochi secondi aveva una fame da lupo!! Solo allora capì che la pubblicità era fasulla.

Se le chiacchiere di Carnevale vuoi mangiare, dalla pasticceria “Luciana” devi andare.
Le mascherine, il giorno di Carnevale, vollero fare colazione con le famose chiacchiere di quel periodo, perché Pantalone s’era rubato latte e biscotti.
Pulcinella era disperato e Arlecchino in preda al panico.
“Zitti tutti!” Gridò Balanzone guardando la T.V. “Sentite questo spot”. La T.V. trasmetteva questo spot:”SE LE CHIACCHIERE DI CARNEVALE VUOI MANGIARE, DALLA PASTICCERIA LUCIANA DEVI ANDARE.
Le mascherine, entusiaste, si recarono alla pasticceria e subito le acquistarono.
Appena arrivarono a casa, le mangiarono e si accorsero di una cosa: le chiacchiere erano salatissime!!
Ancora una volta erano stati vittima della pubblicità.

I VIAGGI DI PULCINELLA

Pulcinella andava a Biella
Montò sopra una carrozzella,
e se il cavallo era attaccato
certo a quest’ora era arrivato.

Pulcinella andava a Torino,
montò sopra un cavallino,
e se il cavallo non era di legno
andava a Torino e anche a Collegno.

Pulcinella andava a Milano,
montò sopra un aeroplano,
e se l’aereoplano non era di cera
andava a Milano e anche a Matera.

Pulcinella andava a Viareggio,
montò sopra un raggio,
e se il raggio non era di sole
non poteva crescere un bel girasole.

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LA SFILATA DI CARNEVALE



Il Martedì grasso si svolgeva la sfilata dei carri per le vie del paese.
Si preparava, su di un carro trainato da due cavalli o da un motore, un letto di paglia e sopra si metteva un uomo vestito da Carnevale, con una grossa pancia, con al collo una “collana di salciccia” e un fiasco di vino in mano. Egli, dopo aver mangiato e bevuto a crepapelle, moriva di indigestione e veniva steso sul letto.
Vicino a lui, Quarantana , la moglie, con altre donne, piangeva disperata la sua morte, gridava e si strappava i capelli. I carri facevano il giro delle strade principali del paese tra l’allegria e il divertimento di grandi e piccoli.
Arrivati nella piazza principale, Carnevale veniva sceso dal carro e bruciato fra le grida e il pianto disperato di Quarantana.







Quarantana





Il giorno dopo il martedì grasso, il giorno delle Ceneri, inizia il periodo della Quaresima. Anticamente si confezionava un fantoccio che rappresentava una donna, Quarantana , moglie di Carnevale, vestita di nero, cioè a lutto per la morte del marito. Essa si appendeva ai balconi o ai vicoli per tutta la durata della Quaresima. Di sera, Quarantana, con la sua ombra, faceva paura soprattutto ai bambini. Sulla testa portava un fazzoletto nero e sette penne, a rappresentare le domeniche che mancavano alla Santa Pasqua. Ogni fine settimana, si strappava una penna. Quando erano finite, significava la fine del periodo di preghiera, di penitenza e di astinenza(dalla carne, dalla salciccia, dai dolci e da altri cibi gustosi) e l’arrivo della Santa Pasqua. Quarantana, allora, veniva bruciata come suo marito. Anche noi in classe, quest’anno, abbiamo confezionato il fantoccio di Quarantana, che abbiamo appeso mercoledì, giorno delle Ceneri, alla porta dell’aula.
LA PENTOLACCIA
La domenica successiva alla fine del Carnevale, per riprendere e prolungare un po’ la festa, le famiglie e gli amici si riunivano per rompere la pentolaccia.
Si mettevano delle cose da mangiare: caramelle, cioccolatini, dolcetti… in una pentola di terracotta “la pgnat”(usata per cuocere i legumi nel camino).Si bendavano le persone, una alla volta. Queste dovevano cercare di rompere la pentola con una bastonata. I colpi non riuscivano subito, ogni tanto il bastone colpiva altre cose o le persone vicine, con grandi risate dei presenti.
Quando, finalmente, dopo tanti tentativi, si riusciva a rompere la “pgnat”, tutti i bambini correvano a raccogliere le cose cadute. Durante la festa si mangiavano tanti dolci e si ballava(soprattutto i balli lisci, la tarantella, la quadriglia).
L’usanza di festeggiare la pentolaccia,, continua ancora oggi, ma è riservata quasi ai bambini.

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U’ Carneval a Jnzane







Il Carnevale genzanese ha inizio con la festa di Sant’Antonio Abate, protettore del paese. Anticamente era un periodo in cui il popolo genzanese rompeva la nomale quotidianità e si lasciava andare a svaghi e divertimenti, burle e baldorie ai quali durante l’anno non pensava nemmeno. Gli svaghi erano limitati al ballo, soprattutto la tarantella che veniva ballata nelle case, “ent a là strettl” (nel vicolo) ed ovunque era possibile. Si usavano travestimenti semplici, alla buona, quelli che le possibilità economiche del tempo permettevano. Si realizzavano scambi di abiti uomo-donna, abiti religiosi, vecchie divise militari cuciti con mezzi di fortuna. Era anche il periodo dello scialo, per mangiare e bere, anche se il tutto si limitava alle provviste caserecce: sauzezz, tutti i derivati della carne di maiale, frittelle di “lampascioni” e gustosi biscotti alle uova. Era il periodo dei “maccarun a’ ferrett” (pasta fatta in casa), che andava gustata condita con “u’rraù fatt’ c’ tott’ i spicilarie d’u purc’” (ragù fatto con tutte le specialità del maiale). I ragazzi si costruivano “u cupa-cupa”, uno strumento rudimentale ricavato da una pentola la cui apertura era chiusa da una pezza tesa come un tamburo, con dentro un bastoncello di legno che emetteva un suono basso e tremolante. La sera, rivestiti di stracci, di vecchie e grandi giacche, appartenenti a persone adulte, i giovani giravano per le strade, infilandosi di tanto in tanto, in qualche casa cantando la seguente filastrocca:
“cupa, cupa, cup…
U nas fac’ la stezz,
damm’nu cap d sauzezz;
s’m’e’ haia dà
dammell ch’ tutt la mazz,
ca ng’ei u cumpagn
ca m’ port u pezz”.
Quando la porta si apriva c’era un capo di “sauzezz” per i più grandi e mandorle e fichi per i più piccoli. Un’altra filastrocca tipica del periodo carnevalesco era:
“Carnval mie, chien d’uglie,staser maccarun e craie foglie” (Carnevale mio, pienoni olio, cioè grasso, questa sera si mangiano i maccheroni e domani verdura) e stava ad indicare che dopo il periodo di abbuffate del carnevale, veniva quello di astinenza e magro della Quaresima. La fine di questo periodo era segnata nel giorno di martedì grasso, dal passaggio per le vie del paese di un carro trainato da un asino, su cui avevano preso posto un fantoccio rappresentante il carnevale, morto a causa del gran mangiare e bere e la Quarantana, la sua povera moglie, disperata, non tanto per la morte del marito, quanto per i debiti che le aveva lasciato in eredità.
Non mancava sul carro una buona scorta di vino, che serviva all’inconsolabile vedova per aumentare i suoi pianti. Nel giorno delle Ceneri, agli angoli di molte strade, compariva la “quarantana”, un fantoccio vestito a lutto che simboleggiava il periodo della Quaresima.
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Tuesday, February 20, 2007

IL CARNEVALE HA SEMPRE ISPIRATO CANZONI E POESIE, FIN DAI TEMPI ANTICHI...

“Quarantàn vocca tort
chè fai’ vecin’ a sta port?
-aspètt la Pasquarédd
ca m’ hav’ annùc’ la recuttèdd-
Quaranàn’ fila capézz,
vai’ a la grott e s’ vèv’ n’ stézz;
s’ vév’ na stézz d’ mir’ bbùn’,
vai’ a la cas’ e l’scoppi’ nu trùn.

(disegni diFlavia e Marianna)


Quarantana bocca storta, che fai vicino a sta porta?
-Aspetto la Pasquetta, che mi deve portare la ricottella.
Quarantana sfilaccia capecchio (stoffa), va alla cantina e si beve un goccetto;
si beve un goccetto di vino buono, ritorna
a casa e schiatta di colpo.



Affaccàtev’,donn bbèll,
ca mò pass pulcenèll;

pulcenèll ià passàt
e non vedìt i masc’aràt.
Affacciàtev’, donn zit’,
ca mò pass Federìch.

Affacciatevi, donne belle, chè mo passa Pulcinella;
Pulcinella è passato e non vedete i mascherati.
Affacciatevi, donne zite, chè mo passa Federico.


Federico Calzaretta da Genzano, promotore e organizzatore della sfilata carnevalesca.
Al canto è legato il ricordo di un episodio tragicomico di rivalità tra Genzanesi e Banzesi.
Era quasi la fine del secolo scorso, Federico Calzaretta organizzò una riuscitissima manifestazione carnevalesca la quale suscitò tanto entusiasmo a Genzano che i protagonisti vollero ripeterla anche nella vicina Banzi.
Anche qui la sfilata dei carri ottenne grande successo. Però sul punto di far ritorno a Genzano, avvenne l’imprevedibile. Presi dall’euforia, i “mascherati” cominciarono a scandire l’ultimo distico del canto; fatto questo che provocò l’indignazione dei banzesi, i quali sentendosi offesi nell’onore e, per giunta in casa propria, si avventarono contro i mascherati, provocando gravi tafferugli. I genzanesi vollero vendicarsi. Alcuni giorni dopo, “sotto l’arco della Beccaria” (antica porta d’ingresso a Genzano che introduce l’accesso al vallone “Michele” e al tratturo che mena a Banzi) aggredirono un gruppo di banzesi, venuti a Genzano per delle compere. Nella rissa, i genzanesi, oltre a darne di santa ragione ai malcapitati ospiti, tagliarono la coda e le orecchie al loro asino. In questo frangente i banzesi smarrirono un mantello, poi trovato per caso da Francesco Anobile, soprannominato “Cecch’ femmenìdd” mentre si recava alla cantina, sita a ridosso del Vallone Michele. Mantello che doveva costargli caro. Perché, molto tempo dopo, l’Anobile, di ritorno dalla cantina, imbacuccato nel mantello, fu fatto segno di una fitta sassaiola da parte di alcuni suoi compaesani, che lo avevano scambiato per un… banzese, proprio per quel mantello. Scoperto l’errore, tutto finì in allegre risate.
GRUPPO EDITING

Wednesday, February 14, 2007

10 Febbraio 2007 “Giorno del ricordo”

Il 10 febbraio, si è celebrato in Italia per la terza volta (è stato istituito nel 2005) il Giorno del Ricordo, in memoria delle migliaia di vittime delle terre d’Istria, Fiume e Dalmazia, ai confini con la Iugoslavia, uccise nelle foibe per ordine del maresciallo Tito.
Questa tragedia è avvenuta durante e dopo la seconda guerra mondiale dal 1943 al 1947. I soldati di Tito uccisero forse più di 50.000 persone fra soldati, oppositori, civili, intere famiglie a cui volevano togliere i terreni e le case.
Le persone venivano torturate, legate con fili di ferro o corda tra di loro e veniva sparato il primo della fila che, cadendo nella fossa, trascinava con sé le altre persone ancora vive.
Le “foibe” (dal latino “fovea”, che significa “fossa” ) sono cavità naturali, rocciose a forma di imbuto rovesciato, create dall’erosione di corsi d’acqua, che possono raggiungere anche i 200 metri di profondità; esse si trovano nei territori montuosi.
A Roma e in altre città italiane si sono svolte le celebrazioni con la partecipazione dei rappresentanti del Governo, delle Forze Armate e della popolazione. Nelle scuole e negli uffici pubblici sono state esposte la bandiera nazionale e quella europea a mezz’asta, in segno di lutto. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napoletano, nel suo discorso, ha detto che l’Italia non può e non deve dimenticare la tragedia delle foibe perché solo il ricordo può fare in modo che queste cose orribili non succedano mai più. E’, quindi dovere di tutti, grandi e piccoli, conoscere questo triste fatto della storia, a lungo ignorato o dimenticato, avvenuto, come la Shoah, per colpa di dittatori e uomini malvagi e crudeli.
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FOIBE: IL GIORNO DEL RICORDO
Ascoltando il telegiornale, ho sentito parlare del giorno del Ricordo.
Ne ha parlato il presidente della Repubblica Giorgio Napoletano. Io ho seguito attentamente il suo discorso perché era interessante ed emozionante. Il presidente ha detto che questa è una giornata importante perché dobbiamo dire BASTA al silenzio e dobbiamo ricordare l’eccidio contro gli italiani in Istria, alla fine della seconda guerra mondiale. La strage delle foibe è un atto orribile non solo per ciò che è avvenuto, ma anche perché si è tenuto nascosto per tanti anni. Napoletano ha sottolineato che l’unica via di riconciliazione è quella della verità perché un massacro inutile come quello delle foibe non si cancella evitando di ricordare, ma anzi il ricordo è l’unica forma di rispetto.
Ida






Sunday, February 11, 2007

La Fontana Cavallina


Cette fontaine remonte au 1700.
Elle est surmonté par une statue de Cerere (divinité de l’abondance) du I-II siècle d.c.
La fontaine a la forme d’un amphithéâtre et elle a un style néo-classique. Il y a une large vasque circulaire parce qu’elle était utilisée comme abreuvoir pour les animaux.
L’ensemble est une oeuvre d’ingénieurie hydraulique parce qu’il y a la confluence des eaux au-dessous de la colline et de celles situées sur la surface. Au but d’éviter les éboulis et les éboulment.
La beauté de ce monument a été célebré par l’Hôtel de la Monnaie par l’émission, en 1978, du timbre « Fontana Cavallina de Genzano di Lucania » avec un tirage de 18.000.000 d’exemplaires.

Correspondance de classe

La classe III C, della Scuola Media “Papa Roncalli”, ha iniziato, nel mese di Gennaio, una corrispondenza in Lingua Francese con una classe portoghese di Vila Pouca De Aguiar, con la supervisione delle loro rispettive insegnanti di francese (Prof.ssa Giuliana Bruno e Prof.ssa Maria Isabel Sousa).
I ragazzi corrispondenti studiano il francese da 3 anni ed hanno tra i 13 e 15 anni (il gruppo si compone di 5 ragazze e di 4 ragazzi).
Nelle prime lettere si sono descritti fisicamente, hanno parlato delle loro famiglie, dei loro sport e cantanti preferiti e di come trascorrono il tempo libero.
Nelle prossime lettere descriveranno il loro paese ed il loro sistema scolastico.
Successivamente, i ragazzi esprimeranno le loro opinioni su tematiche proposte dalle loro insegnanti di lingua.
I ragazzi della III C hanno risposto prontamente, inviando anche una foto del gruppo classe.
Di volta in volta invieranno le foto dei vari monumenti di Genzano di Lucania, unitamente ad una breve descrizione degli stessi.
A questo primo invio è stata allegata la foto e la descrizione (in lingua francese) della Fontana Cavallina. Inoltre, i ragazzi stanno redigendo una breve storia di Genzano di Lucania, al fine di far conoscere il loro paese ai ragazzi corrispondenti.

Giuliana Bruno

Friday, February 09, 2007

Ancora violenza negli stadi. Ucciso un poliziotto a Catania.


In questo periodo è esplosa la violenza negli stadi.
Una settimana prima dell’episodio di Genzano, in Calabria, è avvenuto un altro atto di violenza: un dirigente di una squadra di calcio è morto, colpito in una rissa tra tifosi avversari. Venerdì sera, invece, a Catania durante l’incontro di calcio di serie A Catania-Palermo, si è scatenata la violenza soprattutto dopo la vittoria del Palermo.
Gli scontri sono continuati fuori dallo stadio con lancio di petardi, bombe-carta, spranghe, sassi contro le auto, le vetrine dei negozi, dei locali, le ambulanze, le forze dell’ordine. Un giovane ispettore di polizia Filippo Raciti, è stato colpito al fegato, forse da un sasso, ed è morto poco dopo all’ospedale.
Ci sono stati anche centinaia di feriti. Questa notizia ha colpito tutta l’Italia.
I politici e i dirigenti del calcio, hanno deciso di sospendere tutti i campionati fino a quando non si prendono provvedimenti e si stabiliscono regole più severe ,per fermare la violenza negli stadi, come hanno fatto già gli altri Paesi.
Intanto, sono state arrestate una trentina di persone, tra cui molti minorenni.
Classe 4C

Violenza allo stadio Tifoso violento ferisce un segnalinee


A Genzano di Lucania alcune domeniche fa, nel campo sportivo, si è svolta la partita di calcio Genzano-Aversa.
All’inizio andava tutto bene, ma più tardi quando l’Aversa ha segnato, i tifosi del Genzano hanno incominciato ad insultare l’arbitro ed il segnalinee: parole brutte, minacce e insulti.
Alle 15: 30 si è concluso il primo tempo. Al 15° minuto del secondo tempo, l’Aversa ha segnato un altro goal a rigore e i tifosi genzanesi si sono arrabbiati e hanno protestato contro l’arbitro perché sostenevano che era ingiusto.
Un tifoso più scalmanato degli altri, ha lanciato un tamburo in testa al segnalinee ferendolo alla nuca.
L’arbitro ha sospeso la partita.
E’ arrivata subito l’ambulanza, che ha trasportato il ferito, prima all’ospedale di Venosa e poi a quello di Potenza. Qui gli hanno riscontrato una profonda ferita alla nuca (gli hanno dato dodici punti di sutura) e un trauma cranico.
Rimarrà ricoverato alcuni giorni per altri accertamenti. I carabinieri hanno preso e arrestato il colpevole di tale gesto che ha cercato anche di scappare. Con questo gesto, ha fatto fare brutta figura alla sua famiglia, alla squadra e all’intero paese.
La squadra è stata severamente punita: ha perso tre punti ed è, quindi, agli ultimi posti in classifica. La società deve pagare una multa di 15.000 euro e il campo è stato squalificato per tutto l’anno. Peccato, perché si erano spesi 300.000 euro per ristrutturarlo. E’ stato riaperto solo un mese fa. Ora sarà di nuovo abbandonato e le partite si dovranno svolgere in un campo neutro, come prima. Io ero alla partita e ho assistito a questo atto di violenza. Mi sono molto spaventato quando ho visto colpire il segnalinee che si è portato le mani alla testa.
Mattia M. 4C

Sunday, February 04, 2007

CIO' CHE E' BELLO PACE




















Ciò che è bello pace è lo slogan che ha accompagnato tutti i ragazzi della diocesi di Acerenza a Genzano. E' stata un'iniziativa dell'Azione Cattolica dei Ragazzi pensata per concludere nel migliore dei modi il Mese dedicato alla Pace. Il programma è ricco, si comincia alle ore 9.30 nella villa comunale, con la realizzazione di laboratori e poi via in marcia per la via del centro tra canti, giochi e slogan, fino ad arrivare in chiesa per la celebrazione presieduta da mons. Giovanni Ricchiuti.
















LA GIORNATA DELLA MEMORIA

Era il 27 gennaio 1945: in quel giorno le truppe sovietiche liberarono il campo di sterminio di Auschwitz, uno dei tanti nei quali Hitler e i suoi seguaci, sterminarono sei milioni di ebrei. Proprio la data del 27 gennaio è stata scelta come "Giornata della memoria ", per non dimenticare le vittime dell'olocausto, e come momento per capire le ragioni dell'odio razziale e delle persecuzioni. In questo giorno avremo l'occasione di riflettere sulla Shoà, termine che in ebraico significa catastrofe. E per aprire uno spiraglio alla speranza che simili orrori non si ripetano mai più.
Scuola primaria

Eventi tristi dell’umanità raccontati con fantasia.
C’era una volta un topo che viveva felice in una biblioteca.
Egli vedeva sempre bambini molto allegri che prendevano libri di favole e fiabe.
Un giorno però vide un tipo piuttosto strano: era vestito di nero, portava uno strano copricapo, kippà e aveva il viso molto triste. Appena giunse in biblioteca, prese un grande librone e lo aprì a pag. 123; ad un tratto, il suo viso si rigò di un fiume di lacrime che sembrava non avere mai fine!
Quando finalmente la biblioteca chiuse e la notte coprì tutto il suo oscuro manto, il topolino, prese con immane fatica il librone che aveva letto quello strano signore. Lo aprì a pag. 123 e lesse tutto quanto; c’erano simboli strani come S.S., parole mai sentite come shoàh, e figure umane senza nomi: avevano sul braccio solo dei numeri.
Sconvolto, il topolino, rosicchiò tutte quelle pagine, tanto da farsi venire un indigestione. Dopodichè egli sostituì ai terribili racconti qualcosa di speciale…
La mattina seguente, lo stesso tipo vestito di nero, si ripresentò in biblioteca e prese lo stesso librone alla solita pagina. Ma questa volta…Anche sul suo viso comparve un irradiante e immenso sorriso, perché al posto di quelle brutte notizie, aveva trovato questo messaggio: finchè nel mondo ci sarà indifferenza, odio, guerre e persecuzioni, l’uomo non smetterà di piangere e soffrire. Facciamo tesoro del passato per vivere in un presente migliore.
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La giornata della memoria
E’ questa una ricorrenza molto importante e triste perché ricorda la grande tragedia vissuto negli anni crudeli della seconda guerra mondiale dal 1940 al 1945, da milioni di deportati nei campi di concentramento e di sterminio costruiti dai tedeschi nazisti.
Hitler in Germania e Mussolini in Italia, precedentemente, avevano istituito le leggi razziali che abolivano ogni diritto, anche quello di vivere, a persone appartenenti a razze ritenute inferiori come ebrei, zingari, stranieri, disabili. Questi, caricati su vagoni merci come animali, venivano portati nei campi dove subivano terribili torture fino alla morte, nei modi più crudeli e impensabili: lavori forzati, camera a gas, forni crematori… Il campo più grande e più famoso per le sue crudeltà fu quello di Auschwitz, in Polonia, liberato proprio il 27 gennaio 1945 dai soldati russi. Solo qui furono sterminati due milioni di persone innocenti: uomini, donne, vecchi, giovani, bambini. Le vittime dell’olocausto o della shoah furono in tutto sei milioni.
I sopravvissuti hanno poi raccontato e scritto anche dei libri sulla terribile esperienza vissuta. E’ giusto e necessario conoscere questi fatti avvenuti più di sessanta anni fa perché queste crudeltà non si ripetano mai più. E’ dovere di tutti, anziani,giovani e anche di noi bambini RICORDARE SEMPRE E NON DIMENTICARE MAI.

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IMMAGINI DI AUSCHWITZ
La maestra ci ha fatto vedere un video girato e delle foto scattate ad Auschwitz (il campo di concentramento più tristemente famoso) che lei ha visitato qualche mese fa. Abbiamo visto tanti edifici, baracche con letti di legno uno sull’altro. Il campo era circondato da torri di controllo e da fili spinati attraversati dalla corrente elettrica, in modo che per i prigionieri era impossibile fuggire. C’erano immagini del dove i prigionieri venivano fucilati dopo averli appesi e legati ad un palo e torturati a lungo, immagini del laboratorio di Joseph Mongole, il medico soprannominato che faceva esperimenti soprattutto sui bambini e sui gemelli fino a farli morire.
Ci hanno molto impressionato le immagini delle camere a gas, dei forni crematori, le montagne di capelli, scarpe, occhiali, valige, spazzole, spazzolini ed altri oggetti dei deportati. E’ stato molto interessante vedere queste immagini anche se ci venivano i brividi al solo pensare a quante persone innocenti, soprattutto bambini, sono morte così crudelmente.

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